Bocciato il Referendum sul taglio Tribunali

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Giustizia: Consulta boccia referendum su taglio tribunali

A chiederlo erano state, per la prima volta nella storia, nove regioni: Abruzzo, Piemonte, Marche, Puglia, Friuli Venezia Giulia, Campania, Liguria, Basilicata e Calabria. Consigli regionali promotori: “Pronti a ricorrere alla Corte di giustizia europea”. Zaia: “Conto sulla buona volontà del Ministro Cancellieri”

ROMA – Non ci sarà alcun referendum sulla nuova geografia giudiziaria. Dopo un’udienza a porte chiuse durata poco più di un’ora, la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile la richiesta di referendum abrogativo delle norme sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie. Norme che prevedono di cancellare circa mille tra tribunali minori, sezioni distaccate di Corti d’appello e di giudici di Pace. La riforma era entrata in vigore il 13 settembre scorso mentre la sentenza emessa oggi, sarà depositata “entro i termini previsti dalla legge”.

A chiedere il referendum sulla riforma, voluta dal governo Monti e portata avanti dall’esecutivo Letta, erano state per la prima volta nella storia, nove Regioni. Si tratta di Abruzzo, Piemonte, Marche, Puglia, Friuli Venezia Giulia,Campania, Liguria, Basilicata e Calabria, accomunate dall’idea che la riforma più che efficienza e risparmi, produca disservizi e penalizzi i cittadini. Le Regioni avevano chiesto che gli elettori si esprimessero sull’abrogazione sia della delega data al governo per la riforma (e contenuta nell’articolo 1 del decreto legge 13 del 2011 contenente misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e lo sviluppo) sia sui successivi decreti legislativi (del settembre 2012) con i quali si era dato corpo alla nuova organizzazione di tribunali, procure e uffici del giudice di Pace.

Si tratta della prima volta, nella storia repubblicana, che un referendum viene proposto attraverso l’iniziativa delle Regioni: l’articolo 75 della Costituzione prevede infatti che proposte referendarie possono essere avanzate con la presentazione di 500mila firme raccolte tra i cittadini oppure su istanza di almeno 5 Consigli regionali.

“Bisogna tenere conto dei disservizi che questa riforma ha provocato per i cittadini – dice Angelo Marzochella, che ha rappresentato la Campania – dai luoghi più lontani come ad esempio Ischia o Capri, in molti non riescono ad accedere alla giustizia”. Ora che la Consulta non ha ammesso il referendum, le regioni si dicono pronte a ricorrere alla Corte di giustizia europea. “Abbiamo già deciso di proseguire unitariamente nell’avversare la riforma sulla geografia giudiziaria – spiega Fabiana Contestabile, coordinatore nazionale del comitato che si è costituito nello scorso dicembre e che riunisce i nove Consigli regionali promotori del referendum e altri rappresentanti territoriali che dicono no ai tagli dei tribunali – siamo pronti a ricorrere alla Corte di giustizia europea perché questa riforma mette in discussione il diritto del cittadino all’accesso alla giustizia”.

“Non si creda che la bocciatura da parte della Consulta del referendum contro la chiusura dei piccoli tribunali blocchi la nostra battaglia per la sopravvivenza di quello di Bassano. Anzi, la sentenza avrà come effetto quella di renderla ancora più dura”, aggiunge il Presidente del Veneto, Luca Zaia. “Ma quale ‘piccolo’ Tribunale! Quello di Bassano è e resterà un presidio di buona giustizia, efficiente, rapida, al servizio di un territorio fortemente antropizzato e industrializzato, uno dei polmoni dell’economia italiana – riprende Zaia -. Un tribunale che riesce a restituire una causa civile in due anni e mezzo contro i sette medi del Veneto, parola del Procuratore generale, non può essere chiuso ma va, anzi, rinforzato. Per non parlare di una nuova sede costata milioni che resterà inutilizzata. Poi ci vengono a parlare di sprechi di Stato! Persino il Tar ha detto che il trasferimento a Vicenza è impossibile”.

“Conto molto sulla buona volontà del Ministro Cancellieri – conclude Zaia – che ha già annunciato di voler rivedere, anche se soltanto parzialmente, l’impianto del provvedimento, affinché ripensi radicalmente a questa decisione che sarebbe letale per un intero tessuto sociale ed economico di una delle locomotive d’Italia. E sappiamo quanto la buona giustizia sia uno dei fattori principali della competitività”.

In particolare è stata dichiarata inammissibile la richiesta di referendum abrogativo riguardante: l’art. 1, commi 2, 3, 4, 5, 5-bis della legge 14 settembre 2011, n.148 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 13 agosto 2011, n.13, Recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Delega al governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari). L’intero decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 155 (Nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero, a norma dell’art. 1, Comma 2, della legge 14 settembre 2011, n.148). L’intero decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 156 (Revisione delle circoscrizioni giudiziarie -uffici dei giudici di pace , a norma dell’art. 1, Comma 2, della legge 14 settembre 2011, n. 148).

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