Decreto Giustizia in ritardo

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I decreti restano al palo, il Colle attende ancora sblocca-Italia e giustizia

Il Quirinale ROMA . Urgenti, urgentissimi. Ma che fine hanno fatto i decreti legge Sblocca-Italia e riforma del processo civile approvati il 29 agosto dal Consiglio dei ministri? Al Quirinale nessuno li ha ancora visti e l’attesa sta iniziando a spazientire il presidente della Repubblica che li dovrebbe controfirmare. Oltre, ovviamente, a generare incertezza normativa negli operatori che attendono di conoscere le nuove norme da quasi due settimane.

Ieri pomeriggio, alle 15.20, l’agenzia economica Radiocor informava che lo sblocca Italia «non è ancora pronto per l’invio al Quirinale». Ferma anche la riforma della giustizia civile: a via Arenula fanno sapere che ci vorrà almeno un’altra settimana. Un ritardo tra l’approvazione e la reale pubblicazione dei decreti in Gazzetta Ufficiale che non ha precedenti e sta provocando malumori tra gli stessi parlamentari della maggioranza. Molti iniziano a chiedersi a cosa sia dovuto questo black-out normativo. E le voci puntano dritto sul governo, dove da tempo sarebbe in corso un braccio di ferro sotterraneo tra palazzo Chigi e gli uffici legislativi dei vari ministeri, in primis quello dell’Economia. Uno scontro di personalità e di strategie, con due “campioni” che ormai si guardano in cagnesco a ogni riunione. Da una parte il capo del mitico Dagl di palazzo Chigi (dipartimento affari giuridici e legislativi), Antonella Manzione, ex comandante dei vigili di Firenze fortissimamente voluta da Renzi, e dall’altra il capo di gabinetto del ministro dell’Economia, Roberto Garofoli, già segretario generale con Letta premier. Ma la Manzione ormai affronta in maniera ruvida tutti i capi degli altri dicasteri, spesso riscrivendo (d’intesa con Renzi) da capo i provvedimenti arrivati dagli altri “legislativi”. Così è successo anche con gli ultimi due decreti. Intanto i giorni passano e in parlamento iniziano a chiedersi quale sia l’urgenza di varare per decreto delle norme che in Consiglio dei ministri nessuno ha davvero visto.
(f.bei)

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