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Da “Il SOle 24 Ore” di ieri.

 

La mediazione facoltativa vince la sfida dei costi
La variabile economica. Dalle spese di avvio alle parcelle.
di Francesco Falcone e Valentina Maglione
Meglio trovare un accordo piuttosto che affrontare un giudizio, su questo ci sono pochi dubbi, e soprattutto se si pensa alla perdita di tempo e denaro connessa alle lungaggini di un processo. Ma qual è la strada migliore per comporre una controversia?
Mettendo a confronto gli strumenti generali, quello più conveniente è la mediazione, che permette di chiusure la lite sborsando fino al 90% in meno di quel che costerebbe andare in giudizio e il 75% in meno di quel che si pagherebbe ricorrendo alla nuova negoziazione assistita dagli avvocati. A guidare la scelta, tuttavia, possono entrare anche altre variabili.
La riforma della giustizia varata dal Governo fa debuttare la negoziazione assistita dagli avvocati. Per utilizzarla, i “litiganti” devono stipulare una convenzione con cui si impegnano a cooperare per risolvere in via amichevole la controversia con l’assistenza dei propri avvocati. Invece la mediazione, regolata dal decreto 28/2010, si svolge presso un organismo accreditato dal ministero della Giustizia, di fronte ad un mediatore.
Per mettere a confronto le spese, si può prendere in considerazione l’ipotesi del recupero di un credito di 70 mila euro, a cui però non si può procedere con un decreto ingiuntivo.
In questo caso, il processo di primo grado di fronte al tribunale ordinario può arrivare a costare oltre 20 mila euro. Nel calcolo si considera il compenso dell’avocato, ricavato in base ai valori medi dei “parametri”, stabiliti dopo l’abolizione delle tariffe per i casi in cui l’onorario non sia stato determinato per iscritto o comunque concordato con i clienti. A questo si aggiunge il rimborso spese forfetario, il contributo per la cassa forense, l’Iva e il contributo unificato,  ossia la tassa per iniziare il processo. Ma quando si va in giudizio occorre considerare anche l’incognita delle spese per il procedimento; in generale i giudici le liquidano a carico di chi perde, ma spesso le dividono tra i litiganti.
Il costo della negoziazione assistita dovrebbe invece superare di poco i 6 mila euro, circa il 70% in meno del processo. Anche qui, l’import è stabilito in base ai “parametri” per l’assistenza stragiudiziale, più contenuti rispetto a quelli previsti per il giudizio. Ma a “vincere” sul fronte dei costi è la mediazione, anche perché in questo caso – essendo facoltativa – permette di fare a meno del legale: sommando spese di avvio, indennità, maggiorazione per la procedura che ha successo e Iva si arriva a poco più di 1.500 euro. Inoltre, ogni parte ha diritto a un credito d’imposta commisurato all’indennità pagata, che – fondi permettendo – potrebbe arrivare a 500 euro quando la mediazione riesce (altrimenti, è ridotto della metà). E’ evidente che il vantaggio economico sarebbe inferiore nelle liti in cui la legge prevede l’assistenza dell’avvocato per mediare.
Nel caso considerato, nè la mediazione, né la negoziazione assistita sono “condizioni di procedibilità” in giudizio. Ma ci sono ipotesi, come per le liti condominiali, in cui è obbligatorio tentare la mediazione prima di rivolgersi al giudice e altre, come per i risarcimenti da incidente stradale, in cui occorre passare dalla negoziazione assistita. In questi casi, con tutta probabilità, si deciderà di saltare la procedura facoltativa per non moltiplicare le “anticamere” al processo.
Ma più di tutto va valutato quanto le parti sono motivate a fare pace. I tentavi di mediazione – anche se sono aumentati dopo il ripristino dell’obbligatorietà – hanno un tasso di successo piuttosto basso: nei primi tre mesi di quest’anno le nuove mediazioni (obbligatorie e non) sono state oltre 58 mila e hanno chiuso la lite nell’11,3& dei casi.
In allegato il testo dell’articolo

 

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